Inclusione Educativa e Scolastica

Inserimento / integrazione / Inclusione

L’inserimento indica una presenza fisica, evidenziando che si è superata un’esclusione fatta di separazione fisica. L’inserimento apre una dinamica che non si ferma e che avvia processi di integrazione.

L’integrazione riguarda un miglioramento delle dinamiche di adattamento fra il singolo soggetto e il contesto prossimale. Già a livello di programmazione (nell’integrazione scolastica), ma ancor più a livello di intervento, ci sembra fondamentale creare un’atmosfera che ponga l’allievo al centro delle informazioni. Ogni allievo disabile, anche se in modo diverso a seconda del tipo di deficit e di handicap, ha una qualche consapevolezza che «qualcosa non funziona».

Molte volte, tuttavia, egli ha troppo poche informazioni per poter formulare ipotesi del tutto corrette. Spesso l’adulto non si preoccupa affatto di fornirgliele (Vianello, 1999, p. 91). Questi rilievi fanno capire che l’integrazione, in particolare quella scolastica, comincia a «stare stretta» a non pochi operatori. Ecco che si inizia a parlare di inclusione

Inclusione è avere una prospettiva ecosistemica ampia. Emerge l’importanza della capacità di contaminarsi, di «degenerare», ovvero di svolgere una stessa funzione e produrre uno stesso risultato ma con elementi strutturalmente diversi.

Possiamo fare l’esempio del bricolage e cioè all’utilizzo di quello che c’è intorno a noi, di quello che troviamo per risolvere dei problemi, non basandosi unicamente sulla specializzazione degli strumenti quanto sulla specializzazione dei nostri adattamenti di strumenti non nati per una certa finalità. Sembra un suggerimento molto adatto a chi opera, nelle scuole e nelle università, per l’inclusione. (V: Articolo di Andrea Canevaro “La lunga strada dell’integrazione nella società per una vita autonoma e indipendente” – 2019).